L’udito, così come tutti gli altri sensi, è fondamentale per vivere al meglio la nostra quotidianità: ci
consente di socializzare, lavorare e comunicare. Tuttavia, l’apparato uditivo può finire nel mirino di alcune
fastidiose patologie, come ad esempio l’otosclerosi.
In che cosa consiste questa malattia? Colpisce la capsula ossea labirintica ed è la prima causa di
sordità acquisita nel mondo occidentale. Nei prossimi paragrafi osserveremo da vicino gli effetti
dell’otosclerosi sul nostro udito, cercheremo di indagare sulle sue cause ed infine ci soffermeremo sulle
possibilità cliniche per porre rimedio alla patologia.

Che cos’è l’otosclerosi?

L’otosclerosi è una malattia che colpisce quell’area dell’apparato uditivo definita come “orecchio
medio”. La sua presenza determina un irrigidimento della staffa, la quale non riesce più a trasmettere
correttamente il segnale sonoro alla coclea, ovvero la parte dell’orecchio in grado di trasformare l’onda
sonora nell’impulso nervoso da trasmettere al cervello.
Facciamo però un passo alla volta. Per comprendere meglio i risvolti dell’otosclerosi è utile un breve
ripasso su come funziona il nostro orecchio e su come vengono percepiti i suoni.

Uno sguardo sull’anatomia dell’orecchio

Il nostro apparato uditivo è composto da tre parti:

  • orecchio esterno;
  • orecchio medio;
  • orecchio interno.

Partiamo proprio dalle componenti che caratterizzano l’orecchio esterno, ovvero il padiglione auricolare ed il timpano. Il primo svolge la funzione di catturare i suoni provenienti dall’ambiente circostante, mentre il secondo, grazie alla sua vibrazione, è responsabile dell’amplificazione delle onde sonore captate e del loro trasporto verso l’orecchio medio.
Quest’ultimo è composto da tre ossicini che prendono il nome di martello, incudine e staffa, proprio per la loro similitudine con gli strumenti utilizzati dal fabbro. Il martello è comunicante con il timpano, mentre la staffa è posizionata subito prima della coclea, la componente principale dell’orecchio interno.
L’incudine invece si interponte tra martello e staffa.
Le vibrazioni provenienti dal timpano si propagano agli ossicini che iniziano a muoversi in sequenza
dando vita alla cosiddetta catena ossiculare: il primo ad azionarsi è il martello, seguito poi dall’incudine ed infine dalla staffa.
L’attività della catena ossiculare consente il trasferimento del segnale sonoro all’orecchio interno. Qui la coclea, come già visto qualche riga più su, converte l’onda sonora in un impulso nervoso da trasmettere
al cervello.
L’otosclerosi, come dice il termine stesso, determina una sclerosi della staffa, ovvero un irrigidimento dell’osso, capace di ridurre la sua capacità di mobilità. La patologia porta alla crescita di una massa
ossea intorno all’ossicino terminale dell’orecchio medio. L’alterazione della struttura rende la staffa sempre meno sensibile alle sollecitazioni delle onde sonore riducendo la percezione dei suoni. È una
patologia degenerativa che con il passare del tempo può condurre ad una sordità completa.
L’ipoacusia determinata dall’otosclerosi può essere di due tipi:

– conduttiva: interessa solo la staffa;
– neurosensoriale: il malfunzionamento non riguarda solo la staffa, ma anche la coclea.

Quali sono le cause dell’otosclerosi?

Attualmente la scienza non è in grado di fornici risposte certe sulle cause dell’otosclerosi. Alcune
ricerche hanno però evidenziato quanto i fattori genetici influiscano sull’insorgere della malattia. Dai vari
studi è emerso anche il carattere ereditario: due pazienti su tre affetti da otosclerosi presentano un
familiare con la medesima patologia.
Aldilà della genetica, si sospetta che anche alcuni fattori ambientali possano incidere sulla comparsa
dell’otosclerosi. Tra questi troviamo il virus del morbillo. Le ricerche hanno evidenziato che le
neoformazioni ossee responsabili della sclerosi della staffa contengono lo stesso materiale genetico del
virus. Non a caso, gli episodi di otosclerosi nei soggetti vaccinati contro il morbillo sono inferiori rispetto a
coloro che non si sono sottoposti all’immunizzazione.
Tra gli altri fattori ambientali indicati tra le cause dell’otosclerosi è annoverato il livello di estrogeni e
quello di fluoro. Tuttavia, i dati scientifici al momento non possono confermare con certezza questa tesi.

Quali sono i soggetti maggiormente colpiti dalla malattia?

L’otosclerosi è diffusa in particolar modo nella popolazione di origine caucasica nella fascia d’età
compresa tra i 20 ed i 40 anni. Ad esserne colpite maggiormente sono le donne.
I principali casi rilevati sono di otosclerosi bilaterale, cioè in grado di scatenare l’ipoacusia
contemporaneamente su entrambe le orecchie. L’otosclerosi monolaterale è molto più rara.

I sintomi dell’otosclerosi

Come accorgersi dell’otosclerosi? I primi sintomi della malattia riguardano l’incapacità di percepire i toni
bassi e profondi, come ad esempio la voce maschile. La degenerazione della patologia verso la sordità
può essere accompagnata da altri sintomi, come:
– acufeni: la percezione di un fischio costante all’interno dell’orecchio;
– paracusia: si sviluppano false sensazioni acustiche che fanno sì che i suoni vengano percepiti
con tonalità diverse dalle reali frequenze;
– nistagmo: movimento involontario di tipo rotatorio oscillatorio dei bulbi oculari. Si verifica solo
quando l’otosclerosi interessa in maniera importante la coclea;
vertigini: anche se molto raramente, l’otosclerosi può determinare problemi di equilibrio.
Per comprendere se l’udito è stato colpito o meno dalla patologia è necessario sottoporsi ad
un’audiometria ed una timpanometria, i principali esami per ottenere una diagnosi accurata di
otosclerosi.

Come curare l’otosclerosi?

Esistono diversi rimedi per limitare ed arginare le conseguenze dell’otosclerosi. Il primo approccio è di
tipo conservativo e si basa sull’applicazione di una protesi auricolare (il classico apparecchio acustico)
che consente di recuperare parte della capacità uditiva.
In ogni modo la via chirurgica rappresenta la soluzione più efficace per recuperare la quasi totalità
dell’udito perduto. Quali sono le operazioni possibili per guarire dall’otosclerosi?
La prima è la stapedectomia, la quale consiste nella rimozione della staffa sclerotica, che verrà
sostituita con una protesi generalmente in metallo o plastica. L’applicazione della protesi ristabilisce la
normale conduzione del segnale sonoro attraverso la catena ossiculare.
La chirurgia, si sa, fa rapidamente passi da gigante. Così la classica stapedectomia sta lasciando il
posto alla sempre più utilizzata stapedomia. La tecnica prevede la rimozione della testa e degli archi
della staffa, mentre la base, quella collegata con la coclea, viene conservata.
In questa porzione ossea viene poi inserito, attraverso un laser o un micro-trapano, una protesi in teflon
che ricorda un piccolo pistone. Quest’ultimo viene infine agganciato all’incudine per ripristinare
finalmente il classico movimento dei tre ossicini permettendo di tornare finalmente a percepire i suoni
senza difficoltà.
Se sospetti di soffrire di otosclerosi o di qualunque altro problema uditivo rivolgiti al gruppo Lamat: i
nostri tecnici sono pronti a sottoporti a qualunque genere di test audiometrico effettuato con
apparecchiature di ultima generazione. La nostra professionalità è ogni giorno al servizio della tua salute!

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