Alzi la mano chi almeno una volta nella vita avvertendo un dolore lungo la schiena ha pensato di subire gli effetti nefasti dell’ernia del disco. Il binomio “ernia discale-mal di schiena” è diffusissimo: secondo alcune ricerche quasi 4 persone su 5 afflitte da dolori nell’area lombare si autodiagnostica la patologia legata alla nostra colonna vertebrale.
Ma è realmente così? Per fortuna coloro che soffrono di ernia del disco sono molto meno di quello che si possa pensare. Nelle prossime righe andremo ad esaminare nello specifico tale disturbo, indagando sui suoi sintomi e sulle terapie necessarie. Piccolo spoiler: l’operazione chirurgica non è l’unica via percorribile.
Che cos’è l’ernia del disco?
Proviamo innanzitutto a fornire una definizione di ernia del disco. Si tratta di una condizione patologica che interessa la colonna vertebrale. Il nucleo polposo, ovvero quella sostanza gelatinosa contenuta all’interno dei dischi intervertebrali, fuoriesce dalla sua sede naturale in seguito alla rottura dell’anello fibroso circostante.
La fuoriuscita può esercitare una pressione sui nervi spinali presenti nell’area, provocando il tanto celebre quanto poco auspicato dolore alla schiena.
Quali sono le cause dell’ernia discale?
Le cause dell’ernia discale vanno ricercate in una combinazione di fattori che includono l’invecchiamento, lo stile di vita e la predisposizione genetica. Con il passare degli anni, i dischi intervertebrali tendono a disidratarsi e a perdere elasticità, diventando più suscettibili a rotture.
Il processo degenerativo dei dischi può essere accelerato da fattori come:
- l’obesità: il peso eccessivo determina un aumento della pressione sui dischi;
- la sedentarietà: indebolisce i muscoli che supportano la colonna vertebrale;
- sport e lavori manuali pesanti: le attività che comportano sollevamenti di pesi ripetuti possono compromettere la salute della colonna vertebrale;
- posture scorrette: il mantenimento per lunghi periodi di posizioni non idonee può contribuire all’insorgenza dell’ernia;
- mancanza di muscolatura profonda: si tratta di una serie di piccoli muscoli che collegano le vertebre tra loro e stabilizzano la colonna vertebrale.
Tuttavia, è importante sfatare un falso mito: l’ernia del disco non è una patologia tipica dei soggetti anziani. Infatti, colpisce in particolar modo la fascia d’età compresa tra i 30 ed i 55 anni. Superata questa età, un po’ per il fisiologico calo delle forze, vengono effettuate sempre meno attività responsabili delle sollecitazioni della colonna vertebrale. Di conseguenza, i dischi vertebrali saranno soggetti ad una minore pressione e le possibilità di fuoriuscita del nucleo polposo si ridurranno sensibilmente.
Come riconoscere l’ernia del disco?
Prima di entrare nel dettaglio dei sintomi dell’ernia del disco è bene classificare le diverse forme esistenti di tale disturbo. Quanti tipi di ernia esistono?
- ernia lombare: è decisamente la più frequente in quanto la parte lombare è quella sottoposta ad un maggior carico;
- ernia cervicale: anch’essa è piuttosto comune e si sviluppa in particolar modo con il mantenimento prolungato di posture scorrette. La zona cervicale è la parte della colonna più mobile;
- ernie dorsali: sono quelle più rare e risultano anche le più difficili da operare.
Nel caso dell’ernia lombare i sintomi si manifestano attraverso un dolore acuto nella parte bassa della schiena che può irradiarsi fino al piede coinvolgendo glutei, coscia e gamba. L’estensione del dolore agli arti inferiori è causa dall’infiammazione del nervo sciatico che dà vita alla cosiddetta sciatalgia.
Per quanto riguarda l’ernia cervicale il dolore viene percepito soprattutto nell’area del collo e si può espandere fino al braccio e alle dita della mano dopo aver interessato anche scapola e spalla. In questa fattispecie si parla di brachialgia.
Le forme più gravi di ernia discale possono portare alla comparsa di formicolio, perdita di forza muscolare e diminuzione della sensibilità degli arti. Si può giungere addirittura da un’ernia paralizzante, in grado di colpire alcuni gruppi muscolari ed impedire alcuni movimenti, come ad esempio camminare sulle punte dei piedi o sui talloni.
Il sintomo più grave resta però la mielopatia, la quale si verifica quando la pressione causata dalla fuoriuscita del nucleo polposo influisce sul midollo spinale. Spesso questa forma della patologia non provoca dolore, ma può condurre in breve tempo all’astenia (debolezza dei muscoli delle braccia, delle spalle e delle mani), ad un disequilibrio generalizzato e alla perdita progressiva della manualità.
Chi soffre di mielopatia può sviluppare problematiche nello svolgere funzioni elementari come scrivere, abbottonarsi la camicia e addirittura mangiare autonomamente.
Come viene diagnosticata l’ernia?
La diagnosi dell’ernia del disco si basa su un’accurata anamnesi del paziente, su un esame fisico dettagliato e sull’utilizzo di test specifici, come quello di Lasègue e di Wasserman. Il primo serve per valutare l’irritazione delle radici nervose in L4-L5-S1 (vertebre lombari) e del nervo sciatico, mentre il secondo viene utilizzato per verificare in particolar modo lo stato di infiammazione del nervo crurale e femorale.
Per confermare la diagnosi e valutare l’entità della lesione, viene generalmente eseguita una risonanza magnetica (RM), la quale offre immagini dettagliate della colonna vertebrale e consente di distinguere tra un’ernia discale e altre condizioni come ad esempio la protrusione. Quest’ultima risulta una condizione meno grave, in quanto, a differenza dell’ernia, il nucleo polposo è fuoriuscito dalla sua sede naturale, ma non ha provocato la rottura dell’anello fibroso. Mentre l’ernia discale rappresenta una degenerazione definitiva del disco, la protrusione è invece reversibile.
Come curare l’ernia?
Prima di addentrarci tra le principali terapie necessarie per porre rimedio all’ernia discale è doveroso sfatare un altro paio di falsi miti.
Il primo è che non esiste alcuna sorta di trattamento manuale per “spingerla in dentro”. Il secondo è invece rappresentato dalla falsa convinzione che l’unica soluzione sia l’operazione chirurgica: molto spesso è sufficiente la fisioterapia ed una terapia antalgica. Inoltre, esistono anche delle ernie asintomatiche, dove la fuoriuscita del nucleo polposo non esercita alcuna pressione sui nervi. In questi casi non serve alcun genere di trattamento.
La cura dell’ernia del disco inizia solitamente con trattamenti conservativi, come l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per ridurre il dolore e l’infiammazione, e la fisioterapia, che prevede esercizi mirati a rafforzare i muscoli della schiena, migliorare la postura e aumentare la flessibilità della colonna vertebrale.
Altri trattamenti non invasivi includono l’ozonoterapia, basata su infiltrazioni di una miscela di ossigeno-ozono per ridurre la compressione sui nervi, e la laserterapia, che invece impiega il calore per alleviare il dolore.
Quando i trattamenti conservativi non conducono ai risultati sperati potrebbe essere necessario ricorrere ad un intervento chirurgico. Le tecniche più comuni sono la microdiscectomia, una procedura minimamente invasiva che rimuove la parte del disco che comprime i nervi attraverso una piccola incisione.
Per le ernie cervicali può essere applicata la discectomia cervicale anteriore, la quale comporta la sostituzione del disco danneggiato con una protesi. Gli interventi devono essere seguiti da programmi di riabilitazione fondamentali per prevenire recidive e a ripristinare la funzionalità della colonna vertebrale.
L’importanza della prevenzione
La prevenzione è indubbiamente una delle miglior medicine anche per quanto riguarda l’ernia del disco. Quindi, quali sono le attività che fanno bene alla nostra colonna vertebrale?
Mantenere uno stile di vita sano e attivo aiuta decisamente a salvaguardare la salute della nostra schiena. Tra gli sport maggiormente consigliati per rafforzare i muscoli intorno alla colonna troviamo il nuoto, il nordic walking ed il pilates.
Sarebbe bene invece evitare, soprattutto per chi ha già sofferto di ernia in passato, attività in grado di sollecitare la schiena in modo asimmetrico, come ad esempio il tennis.
Altro aspetto importante ai fini della prevenzione dell’ernia discale è il mantenimento di una postura corretta durante il lavoro. È consigliabile seguire un percorso di rieducazione posturale da un fisioterapista ed iniziare ad utilizzare, sempre su consiglio di quest’ultimo, dei supporti posturali.
Infine, è essenziale rivolgerti in maniera tempestiva ad uno specialista davanti alla comparsa dei primi sintomi.
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