che cos’è angioplastica

Le malattie cardiovascolari rappresentano tutt’oggi la principale causa di morte in Italia. Ogni anno circa 230mila persone perdono la vita in seguito ad ischemie, infarti, malattie del cuore e cerebrovascolari. Per riuscire ad abbattere questo triste primato è importante saper cogliere fin dalle prime avvisaglie i segnali di certe patologie ed intervenire tempestivamente. Tra gli interventi “salvavita” ormai di routine c’è indubbiamente l’angioplastica. Di che cosa si tratta?
Nelle prossime righe andremo ad osservare da vicino le modalità con cui viene eseguita questa operazione mininvasiva soffermandoci anche sul decorso post-operatorio e su come comportarsi in seguito all’intervento di angioplastica.

Che cos’è l’angioplastica?

Proviamo innanzitutto a fornire una definizione di angioplastica. Con tale termine (in ambito medico viene denominata angioplastica coronarica transluminale percutanea) viene identificata una procedura finalizzata all’allargamento delle arterie coronarie parzialmente o totalmente ostruite.

La dilatazione di quest’ultime è resa possibile grazie ad un intervento mininvasivo, che si basa sull’inserimento di un catetere a palloncino: in coincidenza del vaso sanguigno ostruito viene gonfiato per ripristinare il corretto flusso sanguigno all’interno dell’arteria.

Solitamente l’angioplastica coronaria è seguita dall’applicazione di uno o più stent utili a mantenere dilatata l’arteria e facilitare il flusso sanguigno. Quando nel paziente vengono impiantate queste protesi metalliche a forma di tubicino si parla di intervento coronarico percutaneo.

Qual è la differenza tra angioplastica e coronografia?

L’angioplastica viene frequentemente confusa con la coronografia. Qual è la differenza? Come abbiamo evidenziato nel paragrafo precedente l’angioplastica è l’operazione che consente l’allargamento delle arterie coronariche.

Invece, la coronografia è un esame radiologico diagnostico che permette di monitorare in tempo reale la circolazione sanguigna all’interno delle coronarie e, di conseguenza, individuare possibili ostruzioni.

L’esame è invasivo, in quanto viene inserito un catetere nei vasi arteriosi ed iniettato un liquido di contrasto per poi osservare attraverso una scansione a raggi X lo stato di salute delle arterie. In pratica, la coronografia è l’esame che precede un’angioplastica, in quanto è essenziale per individuare con precisione le aree in cui il flusso sanguigno è limitato.

Per quali patologie è indicato l’intervento?

L’angioplastica è molto comune in quei pazienti che soffrono di aterosclerosi, ovvero una condizione patologica che comporta un’alterazione delle pareti delle arterie. Quest’ultime con il passare del tempo diventano meno elastiche in seguito all’accumulo di calcio, colesterolo, cellule infiammatorie e materiale fibrotico.

La concentrazione degli elementi appena citati porta alla formazione delle cosiddette placche aterosclerotiche, che ostruiscono le arterie coronariche e ne causano il restringimento.

Al tempo stesso l’angioplastica si rivela un’ottima soluzione per contrastare l’angina pectoris laddove i farmaci non riescano ad arginare efficacemente la patologia. L’angina è caratterizzata da un persistente dolore al torace provocato da un ridotto apporto di sangue e ossigeno al cuore dovuto proprio al restringimento di una o più arterie.

Infine, l’intervento è anche particolarmente indicato nei soggetti colpiti dall’infarto del miocardio, un’altra ostruzione acuta di un’arteria coronaria.

Come si esegue l’angioplastica coronaria?

Nei giorni precedenti l’intervento il medico valuterà attentamente la storia clinica del paziente e deciderà se sia necessario sospendere o meno prima dell’operazione i trattamenti farmacologici in corso.

L’angioplastica viene eseguito in anestesia locale e generalmente il paziente deve essere a digiuno da almeno 6-8 ore. L’intervento in sé dura all’incirca 30 minuti.

La sala operatoria è dotata di apparecchiature per la scansione a raggi X che permetteranno al medico di individuare perfettamente il punto in cui si trova il vaso sanguigno ostruito. Dopo la somministrazione dell’anestetico, lo specialista procede con l’inserimento del tubicino guida tramite il quale verrà applicato il catetere e condotto fino nei pressi dell’ostruzione.

A seconda dell’area in cui è collocata l’ostruzione si sceglie il punto d’ingresso del catetere, il quale potrebbe essere introdotto a livello dell’inguine (arteria femorale), del braccio (arteria omerale) o del polso (arteria radiale).

Una volta giunti nella zona dell’ostruzione viene rilasciato un liquido di contrasto per valutare accuratamente la posizione e la sua entità. A questo punto il palloncino viene gonfiato e sgonfiato più volte per consentire l’allargamento dell’arteria.

Quando il palloncino non fornisce una dilatazione sufficiente si procede all’applicazione di uno stent, che verrà inserito nel tratto stenotico, ovvero quello interessato dal restringimento, per mantenere l’apertura in via definitiva.

In alcuni casi, come ad esempio nei pazienti affetti da aterosclerosi, viene applicato uno stent medicato, cioè ricoperto da uno speciale farmaco citostatico in grado di impedire o almeno ridurre la ricrescita della placca aterosclerotica.

L’angioplastica fa male?

Nonostante l’angioplastica sia un intervento invasivo il dolore è limitato. Si può percepire un lieve dolore al petto durante la fase di gonfiamento e sgonfiamento del catetere a palloncino. Al contrario l’inserimento del catetere nelle arterie è assolutamente indolore. Tuttavia, durante questo step potrebbero verificarsi delle aritmie cardiache.

Cosa fare dopo l’angioplastica?

Il decorso post-operatorio è relativamente breve. Il paziente resterà in ospedale per una notte durante la quale verrà tenuto sotto controllo e gli verranno somministrati dei farmaci anti-trombo.

Tornato a casa, il paziente dovrà prestare attenzione a non bagnare per circa una settimana la zona dell’incisione ed ad evitare attività fisiche pesanti.

È importante sottolineare che l’angioplastica migliora il flusso sanguigno, ma non risolve le malattie coronariche: le ostruzioni possono riformarsi nuovamente. Per tale motivo, è di vitale importanza sottoporsi regolarmente a controlli periodici ed adottare uno stile di vita sano caratterizzato da un’alimentazione equilibrata ed il giusto quantitativo di attività fisica.

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